Il villaggio di cartone

Dopo aver visto il film, condivido la scheda e la recensione (di Giancarlo Zappoli) dell’ultimo lavoro di Ermanno Olmi: “Il villaggio di cartone”.

Una chiesa. Un parroco. Un’impresa di traslochi. La chiesa non serve più e viene svuotata di tutti gli arredi sacri, ivi compreso il grande crocifisso sopra l’altare. Restano solo le panche in uno spazio vuoto. Il vecchio prete sembra non sapersi rassegnare a questa sorte mentre il sacrestano ne prende atto. Ma, di lì a poco, un folto gruppo di clandestini in cerca di rifugio entra nella chiesa e, con panche e cartoni, vi installa un piccolo villaggio. Il sacerdote vede la sua chiesa riprendere vita ma dall’esterno gli uomini della Legge si fanno minacciosi.
Ermanno Olmi aveva dichiarato, nel momento dell’uscita di Centochiodi, che da quel momento si sarebbe dedicato esclusivamente al documentario. Qualcuno o qualcosa (forse questi nostri tempi cupi) lo ha fortunatamente convinto dal desistere dal proposito per poterci donare questa riflessione che ricorda, per intensità e passione politica (nel senso più alto e carico di valore del termine), l’Eliot di “Assassinio nella cattedrale”. Olmi porta sullo schermo l’apparente inutilità della Chiesa. Il suo svuotamento è visto come ineluttabile dal sacrestano pronto a tradire. Ma è proprio da questa spoliazione che il senso di ecclesia può tornare ad acquisire il significato delle origini. A offrirglielo saranno quelli che vengono considerati gli invasori e che agli occhi del mondo stanno occupando un luogo che fu sacro ed ora non può più offrire asilo. Saranno però loro a ridare un valore al fonte battesimale pronto a raccogliere la pioggia che scende dal tetto e, soprattutto, a consentire al vecchio parroco di trovare un senso al Mistero. Quel Mistero sul quale si è trovato a dubitare non ora, nel momento del depauperamento, ma quando la sua chiesa era affollata. Quel Mistero che fa sì che Dio si manifesti attraverso gli occhi di uomini e donne i cui sguardi, quando si incrociano, possono mutarne i destini.

L’uomo di Chiesa senza più una chiesa diviene più forte, più capace di interrogarsi fino a riuscire a comprendere che il Bene è più grande della Fede. È in nome di questo Bene che può opporsi alla stupidità degli uomini di legge, pronti ad obbedire a qualsiasi assurdità, ricordando loro che verrà il giorno in cui saranno giudicati per quanto fanno a questi ultimi privi di difesa. Una difesa che non può venire da un terrorismo che mette sterilmente Dio contro Dio ma solo da una pietas che muti nel profondo il corso di una Storia che, in caso contrario, provvederà autonomamente. Il cinema ha bisogno di autori come Olmi che sappiano mostrarci uno specchio in cui riflettere dubbi e certezze per scalfire pregiudizi e non smettere di interrogarci. Bentornato Maestro!

Fonte: http://www.mymovies.it/film/2011/ilvillaggiodicartone/

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