Il diritto allo studio non ce lo RUBY! (di Luigi Madaro)

Lecce, 30/09/2010 – “Oggi sono orgoglioso di essere italiano!”- così ha esclamato un giovane universitario al megafono, dopo l’arrivo in piazza Sant’Oronzo a Lecce dell’enorme corteo di studenti (in centinaia) che, partendo dall’Ateneo occupato, ha protestato contro la Riforma Gelmini ed i tagli alla cultura.

Uniti in un’unica manifestazione, gli studenti leccesi, dalle prime classi delle scuole superiori fino agli universitari più “vissuti”, hanno fatto sentire all’Italia il loro disagio e la loro protesta verso i noti provvedimenti che il governo sta attuando, o meglio sta cercando di attuare, a discapito della non più libera istruzione pubblica; hanno fatto sentire all’Italia la loro di voglia di cultura; hanno fatto sentire all’Italia il loro desiderio di una società più libera e democratica. Eh già… peccato che l’abbiano fatto SOLO sentire e non siano riusciti a farlo vedere

Ieri mattina, 29 Novembre, ero all’università ed al termine della lezione un gruppetto di studenti ha pregato la folla di ascoltarli per qualche minuto. Una loro portavoce ha spiegato a grandi linee i concetti chiave della Riforma Gelmini, nonché le pessime prospettive future che avrebbero avuto gli studenti in caso di passaggio al Parlamento di queste riforme. Quindi ci ha consigliato di recarci all’ateneo occupato per offrire appoggio e sostegno agli “occupanti”, ed infine ci ha calorosamente invitati alla manifestazione che il giorno seguente sarebbe partita dall’Ateneo.

Le parole di quella ragazza avevano riacceso in me una speranza che andava sempre più scemando, anche perchè nel suo discorso aveva affermato che questa sarebbe stata una battaglia completamente apolitica: gli studenti tutti uniti sotto un’unica bandiera, con l’ideale di una scuola migliore e di una società più giusta. Si era diffusa in me l’idea che la società, che noi giovani finalmente stavamo cambiando e stavamo reagendo in modo compatto alle inadempienze e all’ignoranza di una classe dirigente putrida e corrotta. Finalmente non mi sentivo più un isolato sognatore di una società utopica, ma membro di un gruppo attivo che metteva da parte banali divergenze per raggiungere un obiettivo comune: una società migliore.

Come spesso accade, però, il mio entusiasmo era destinato a trasformarsi in profonda delusione.

Questa mattina esco da casa con una immensa voglia di spaccare il mondo (logicamente in senso figurato: ripudio la violenza) e mi reco velocemente verso l’Ateneo. Una volta arrivato lì i miei sogni cominciano a sgretolarsi pian piano: da una gruppetto di una trentina di universitari parte un coro che ben presto viene ripetuto e ripetuto e ripetuto e… da decine e decine di altri ragazzi – “Noi siam tutti Nazi-Fascisti!”. Cado nello sconforto totale. La cosa strana non è che ci siano questi cori, perchè si sa che le ristrette frange estremiste appena c’è una manifestazione sbucano fuori come i vermicelli, ma che un’orda di ragazzi (senza distinzione di sesso), fra i quali molti studenti delle superiori, li ripetano a squarciagola, probabilmente incoscienti di quello che stanno inneggiando ed attratti dalla potenza celata in quel piccolo appellativo.

Per “fortuna” un petardo da stadio mi riporta sulla terra, ma intorno a me non vedo quello che mi aspettavo: ragazzine tutte “tirate” gioiose per aver nargiato (fare filone in leccese) dalla scuola; una baby-mafia di pseudo-adulti che non vede l’ora di fare burdello, per sfogare quell’istinto animalesco che in loro ha preso il sopravvento e ha divorato un’indifesa coscienza.

Abbandonata ogni speranza, mi dirigo verso la testa del corteo che si stava formando. Qui finalmente incontro qualcuno che aveva a cuore realmente quello per cui stava protestando: pochi universitari che col cuore erano scesi nelle strade per aiutare l’Italia a non sprofondare ancora più in basso. Mi accodo a loro ed il corteo si mette in moto.

I cori provenienti dalle retrovie inneggianti al fascismo o contro le forze dell’ordine fanno da sottofondo alla protesta contro la Riforma ed alla classe dirigente. Tutto il corteo fa sentire ad alta voce il proprio disdegno con numerosi cori contro la crisi, i tagli, la Gelmini, Berlusconi, Fini e persino Emilio Fede. E qui ritorniamo a quello che accennavo prima. Solo far sentire e non far vedere. Si, perchè negli occhi di più del novanta percento dei ragazzi che oggi protestavano, io non vedevo quello che loro tanto urlavano. Non vedevo la voglia di una cultura migliore quando inneggiavano al fascismo. Non vedevo la voglia di una società migliore quando offendevano le forze pubbliche. Sapete cosa vedevo? I loro occhi mostravano l’ebrezza della trasgressione, chi perchè aveva avuto una buona occasione per non andare a scuola, altri perchè nascosti nella folla potevano lanciare qualche petardo di qua e di là, ed altri ancora perchè solo all’interno di un numeroso gruppo avrebbero potuto esaltare delle deviate correnti di pensiero.

E pensare che proprio quei ragazzi , che erano lì col vero scopo della protesta, guardando all’interminabile scia del corteo che sembrava non avere fine, esclamava frasi come “Dai ragazzi siamo tantissimi! Ora a Roma sentiranno la nostra voce!” , “ Tutti uniti contro questa classe di corrotti!” , cadendo nell’inganno frutto della società contro la quale loro stessi si battevano: l’apparenza.

Oggi sono orgoglioso di essere italiano!” esclamava quel ragazzo accecato dall’apparenza.

Oggi mi vergogno di essere un essere umano…” dico sommessamente io, tornando a casa.

Oggi però, ho ricordato una cosa molto importante che anche se mi era stata insegnata diverso tempo fa, avevo finito col dimenticarla: “per poter cambiare il mondo, dobbiamo prima cambiare noi stessi”.

                                                                                                                          Luigi Madaro

 

Un Commento a “Il diritto allo studio non ce lo RUBY! (di Luigi Madaro)”

  • Come non capirti, caro Luigi.

    E’ triste sentire questi “giovani” (o vecchi?) convinti di avere un futuro con la mente nel passato ed è ancor più triste vederli così in questo presente.

    Non esiste democrazia, non è mai esistita. Mai esisterà. Parlo dell’Italia perlomeno, dove a governare ci sono le stesse facce da 40 anni, dove un Presidente del Consiglio ha un conflitto d’interessi “ma non c’è l’ha”, dove i due più importanti esponenti della politica italiana non hanno le “palle” di un confronto faccia a faccia…e poi chiedono il contraddittorio, dove i partiti (tutti) hanno il rimborso spese per la campagna elettorale (numeri da capogiro eh..) – alla faccia della crisi -, dove il parlamento (alla faccia della crisi) resta chiuso tranquillamente per 20 giorni, dove ora mi fermo.

    Sto perdendo la fiducia nella mia generazione.

    Neffa cantava che “per ogni vita che nasce, cambierà”…spero solo abbia ragione perchè io ho fiducia solo nella piccola nuova generazione…che magari si sveglia…che magari esplode invece di implodere e che magari porti nuova speranza.

    Io ho deciso di lottare. Ma da cosa bisogna cominciare?

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