Tutti in piedi (di Chiara Nisi)

Chiara Nisi

17 Giugno 2011. Villa Angeletti. Ore 21.15. Tutti in piedi.

Eravamo in tanti: studenti, lavoratori, precari, ricercatori, padri e madri di famiglia, nonni, fieri e tutti in piedi.

Si festeggiavano i 110 anni della FIOM, ma la serata diventa molto di più. Diventa un inno al lavoro e ai diritti. L’iniziativa di Michele Santoro contro ogni forma di negazione alla libera espressione televisiva e contro ogni forma di negazione ai diritti dei lavoratori ha svegliato tante coscienze e tanti cuori indignati e offesi da un governo che sottomette i lavoratori ad una condizione di servilismo e  precariato, per vile pavidità e calcolo personale. Vorrei scrivere della fierezza che ha unito noi presenti ieri sera, della commozione che tante testimonianze hanno mosso. Serena Dandini  assieme alle simpatiche parodie dantesche e alle vignette di Vauro Senesi aprono la serata.

Play.

Parte una testimonianza di Iris Berardi, una delle ragazze coinvolte nello scandalo Ruby, varie testimonianze ed una conclusione che gela gli spettatori e muove nell’anima rabbia e un profondo senso di vergogna: “Berlusconi? Lavora dalla mattina alla sera e si circonda di ragazze. Che altro dovrebbe fare? Mia madre sa tutto e non dice niente ,   tutti i genitori sarebbero contenti   di vedere i propri figli fare quello che ho fatto io”…

Nausea delle coscienze.

Sul palco Barbara Evola,insegnante di Palermo precaria da  anni. Due lauree, due master. Mamma di due figli. Indignata. Parla “ della spada di Damocle che pende su tutti i lavoratori non garantiti della scuola pubblica, appesi ai rinnovi dei contratti, e di tanti colleg hi che quest’anno non sono riusciti nemmeno a fare una supplenza . Siamo in una terra di nessuno – conclude Barbara- abitata da una cultura in cui le donne devono scegliere se diventare madri o tenere il lavoro.”

Enrico Natalizio, studente ricercatore,che ha deciso di emigrare in Francia per poter proseguire i suoi studi : “Stanno azzerando le generazioni fra i 30 e i 40 anni. Tanti ragazzi che intervengono sul sito di coordinamento dei precari dell’Università decidono di cambiare mestiere o di emigrare all’estero perché in Italia li stanno eliminando”.

Maurizia Russo Spena, la precaria snobbata dal ministro Renato Brunetta. «Io rappresento non il mio fallimento – afferma – ma il fallimento del governo”.

Marco Travaglio riscuote un gran successo con le sue verità e la sua lodevole dialettica.

E ancora Corrado Guzzanti, tanti precari, il pm Antonio Ingroia, il segretario generale della Fiom Landini, l’ex giornalista Rai Elisa Anzaldo, la satira pungente di Murizio Crozza,  Mercedes Sosa che ha portato avanti la resistenza argentina e tanti altri ospiti con la loro grinta e voglia di testimoniare verità civili, politiche, sociali.

Daniele Silvestri sulle note di ‘Io non mi sento italiano’ di Gaber crea una meravigliosa atmosfera, battiti di mani a suon di fierezza e determinazione. I Subsonica seguono a cantare il loro “Liberi tutti”.

Tutti leviamo le mani al cielo e lodiamo il lavoro, quello onesto, quello vero, che genera la cultura del sacrificio e che soddisfa l’anima. Quello che insegna ai figli a sudare per guadagnare qualcosa, quello che non appartiene alla politica del tutto è dovuto, ma alla politica del sacrificio amorevole.

Michele Santoro rivolge la sua indignazione verso i provvedimenti del governo e la sua volontà di non arrendersi e di difendere il proprio diritto di lavoratore e la libera espressione. Il suo discorso ha grande consenso, grande appoggio e porta in grembo una speranza che accomuna tutti i lavoratori. Oltre quindici mila consensi. Dopo i quattro Sì un altro grande successo.

Perché forse “l’Italia s‘è desta”. Parole del grande ospite della serata. Roberto Benigni. Voglio riportare parte del suo discorso meritevole e con questo concludere, affinchè tutti facciano proprie le verità di questo grande uomo, che fa parte dell’Italia migliore: “Sono lieto di essere stato invitato qua, in questo luogo, per il lavoro, che è la cosa più importante. Grazie per questa accoglienza e per questo sindacato, come la Fiom. Però volevo dire qui a Villa Angeletti mi sembra strano, a casa proprio del segretario della Uil che sta dormendo. Poi di Venerdì 17, a parte per i metalmeccanici che a toccare ferro sono abituati. Appena mi ha accennato Santoro di questa straordinaria iniziativa ho detto subito sì, sarà che è il periodo che si dice sì continuamente..! Questo è stato un periodo d’una bellezza straordinaria con tutti questi sì. Aspettavate quest’ospite, una sorpresa, s’era parlato di Celentano, era il posto giusto per chi non lavora non fa l’amore, la sua canzone, che poi è il contrario di Berlusconi perché lui come fare all’amore sì, ma come lavorare non se ne parla. E’ una strana contraddizione quella! E’ facile dirvi che siete l’Italia migliore cari lavoratori! Anche se l’Italia migliore a quest’ora lavora, chi vestita da poliziotta, chi da infermiera, l’italia migliore lavora a quest’ora. Dobbiamo renderci conto che siamo un grande Paese! Quando si parla di lavoro dovremmo sapere che la Costituzione difende il diritto al lavoro, se poi troviamo anche qualcuno che difende la Costituzione andiamo bene insomma. Io sono lieto di essere qui, a volte si dice mando un filmato perché non posso essere lì fisicamente, ma ci sono col cuore, io sono qui col cuore, con la mente, con ogni organo del mio corpo umano, vicino a voi e vicino al lavoro, perché il babbo di Santoro faceva il macchinista in un treno, era di umili origini, il mio talmente umile che non c’aveva i soldi per pigliare il treno. Quindi volevo dire noi dobbiamo non solo essere in piedi quando arriva il lavoro, ma levarci il cappello come diceva il poeta Arthur Rimbaud, già nell’altro secolo, nell’Ottocento, diceva: ‘Tutti coloro la cui schiena è arsa da un sole feroce e che vanno, che vanno con la fronte che scoppia in un lavoro infame, giù il cappello! Questi sono i veri uomini, i migliori uomini.’Non solo quando lavoriamo modifichiamo diciamo ciò che lavoriamo, ma modifichiamo noi stessi. E’ prezioso perché non c’è solo la ricompensa della paga, ma c’è una ricompensa misteriosa, che nessuno ci può togliere: conosciamo noi stessi, diventiamo indipendenti dall’universo intero ed è un diritto che nessuno ci può togliere. Non è una dolorosa necessità, ma è un servizio divino: il diritto al lavoro è una cosa sacra e ogni legge che attenti al lavoro è un sacrilegio. Come diceva Primo Levi se noi nella nostra vita togliamo alcuni momenti rari, prodigiosi, che il destino a tutti noi a volte regala, quei momenti straordinari, ecco, tolti questi momenti, amare il proprio lavoro, privilegio che ancor oggi purtroppo è dato a pochi, è la sola e più vera, grande, concreta felicità che sia dato di conoscere sulla Terra! E questa è una verità che ben pochi conoscono. Amare il proprio lavoro dovrebbe essere proprio ciò che dobbiamo fare per i nostri figli, la base su cui fondare la nostra futura società! Amare il nostro lavoro con quella coscienza orgogliosa di essere utili! E io mi inchino a tutti i lavoratori, non solo mi alzo in piedi, ma come Arthur Rimbaud mi levo tutti i cappelli che c’ho. Grazie per avermi invitato e che Dio vi benedica, perché è grazie a voi che il mondo va avanti. Grazie! Non ho mai visto una cosa bella come questa stasera. Un grande abbraccio. Che dio vi benedica. Evviva il lavoro.Amate il vostro lavoro, dev’essere un diritto per la nostra nuova società!”

Chiara Nisi

2 Commenti a “Tutti in piedi (di Chiara Nisi)”

  • Stefania:

    Chiara, sei una grande come al solito.
    Hai comunicato egregiamente le emozioni che pur trasparivano anche attraverso uno schermo (io purtrippo non ero sul posto a Bologna).
    Mi ripeto: devi assolutamente partecipare a concorsi letterari o scrivere libri. Ne hai la stoffa.
    Un abbraccio.
    Basta che non confondi “quale Stefania” anche questa volta :-P

  • Chiara:

    Stefania grazie davvero! Non ti ho confusa stavolta :) Commenti del genere mi spronano sempre a far di più. Riguardo all’esperienza di quella sera a Bologna é stata davvero costruttiva e spero abbia sensibilizzato molte coscienze! Ci vediamo al paesello! Un abbraccio

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