ANCORA VERNACOLO (di Vincenzo Palmisano)

Quando il principe Dentice di Frasso di San Vito dei Normanni, uno dei tanti latifondisti di Terra d’Otranto, diede in enfiteusi le terre” boscose e sementabili” di Masseria Nuova ( detta San Michele ) di sua proprietà, molti nuclei familiari di Ceglie Messapica, di Ostuni, di Carovigno, di Latiano e di Francavilla Fontana, in cerca di terra e di fortuna, lasciarono il paese d’origine e si trasferirono in questa nuova località.

All’inizio ognuno di loro parlava, e continuò a parlare, il proprio dialetto. Poi, col passare del tempo e con l’avvento delle nuove generazioni, il plurilinguismo si attenuò e a poco a poco si estinse, e nacque il dialetto di Masseria Nuova, che nel 1928 diventò comune autonomo col nome di San Michele Salentino.

Quando mentalmente ripercorro le vicende che portarono alla nascita di San Michele e del suo dialetto, che anche io ho succhiato col latte materno, non posso non pensare a un simpatico e faceto vecchietto della mia infanzia che, riconoscendo in quello cegliese la lingua madre, la radice del nostro dialetto, amava ripetere questa frase oggi desueta: Ceglie partorì e nacquero San Michele e Villa Castelli.

Sembra una battuta, invece è storia.

Fra tutti i dialetti arrivati dai paesi limitrofi, prevalse quello di Ceglie, perché da Ceglie proveniva la stragrande maggioranza degli immigrati.

Vincenzo Palmisano

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