NUCCIO ‘70 (di Edmondo Bellanova)

Mi è bastato l’intervallo tra due partite “mondiali” per leggere, tutto d’un fiato, il libro di Luana Giacovelli su Antonio  Argentieri “ Nuccio la taverna” per i suoi 70 anni. Lei usa un termine inglese per titolare il libro (About Nuccio) rimarcando quanto abbia determinato e condizionato la vita di questo nostro concittadino l’esperienza scozzese.

E’ una biografia attenta e scrupolosa attinta dalle testimonianze di quanti gli sono stati vicini in questi ultimi settant’anni, tra questi ci sono io; mentre non è citata la miriade di persone che hanno contribuito alla sua crescita professionale ed umana: personale dipendente, soci, tecnici, amministratori e politici, banchieri, sposi e parenti, agenti di commercio, fornitori, clienti, amici, familiari. Non è una critica al lavoro della scrittrice ma la semplice constatazione che è praticamente impossibile elencare tutta la gente con la quale il “nostro Nuccio” è riuscito a creare un rapporto di stima. Basta veramente poco per volergli bene!

Ma torno al libro e, tanto per non smentirmi, segnalo l’inesattezza che mi riguarda personalmente: credo d’essere stato i tra i primi a “sposarsi”alla Taverna del Caccciatore, già dall’ottobre 1972 e, quindi, prima del citato matrimonio del 1973!

Forse si è insistito un po’ troppo sull’adolescenza e sul percorso scolastico comunque utile per rievocare un nostalgico mondo presente solo nei  ricordi di noi anziani, con delle immagini poetiche come la descrizione delle mattine di novembre.

Uso volutamente il termine “anzianità” per contrapporre l’estrema vivacità, esuberanza, vitalità ed entusiasmo con cui Nuccio affronta la vita anche ora che potrebbe comodamente godersi i frutti del suo lavoro.

Ma questo è Nuccio: un uomo straordinario ricco di pregi e difetti, certezze e contraddizioni; ad un tempo: riservato, schivo, introverso, a volte impacciato, prudente e moderato; e contemporaneamente: intraprendente, audace, generoso, determinato, risoluto, coraggioso, spesso temerario.

Poi, l’autrice si sofferma sulla famiglia e qui, dopo aver affettuosamente abbracciato Isabella, Daniela e Carlo, devo augurare a Pietrangelo (lui si firma: Pierangelo!) di continuare la sua strada per raggiungere e concretizzare i sogni nei quali ha sempre creduto suo padre.

sanmichelesalentino20giugno2018edmondobellanova

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