Memoria (di Piero e Cristina Aurora)

Alessandro Argentina pittore, ceramista, creativo interprete della modernità fondata sullo studio del passato, studioso di lingue locali, una su tutte il griko.

Dunque un vero ricercatore, il quale attraverso gli attrezzi da lavoro ne ricostruisce le tecniche di costruzione. Recupera mezzi di locomozione; riporta alla luce ambienti scomparsi, ritrova finimenti per animali, terrecotte, vasi, bilance, setacci ed altro ancora.

Così facendo evidenzia un sistema di valori, di credenze, in una parola – di una civiltà praticamente scomparsa, o, nel migliore dei casi in via di estinzione. Vuole raccontarci di come è stato possibile che questa antica cultura nata dal basso sia diventata storia e non leggenda, tecnica raffinata e non fantasia. Dall’altra parte un altro mondo, quello dei ricchi e potenti, con abiti sontuosi, nei loro palazzi con scaloni, volte affrescate, i cavalli bardati, le armi preziose. Tuttavia costoro sono riusciti ad entrare in rapporto di simbiosi con il popolo quando capivano il sistema di vita ed i valori dei loro contadini produttori materiali di ricchezza oltre che di usi e costumi. Non vi era solo sfruttamento di mano d’opera, ma anche rispetto per coloro che erano depositari di tecniche costruttive  (provate a costruire una ruota da carro con gli strumenti di 100 anni fa), dei segreti delle coltivazioni, delle semine, di tutto ciò che la natura poteva offrire. Cosa avrebbero fatto questi “prìncipi organizzatori” senza le loro straordinarie maestranze artigiane? Stupisce inoltre l’apertura mentale di costoro, la capacità di rapportarsi con lo straniero, tema quanto mai di attualità.

Due esempi fra tanti del lontano passato: la riorganizzazione del feudo di Galatina da parte di Maria d’Enghien e, prima ancora il trasferimento degli scalpellini arabi e slavi per decorare e scolpire le facciate delle cattedrali e dei castelli di Federico II. Un mondo affascinante che è giunto fino a noi, malgrado invasioni, guerre, terremoti, rivoluzioni. E’ osservando questi palazzi, cattedrali, chiese di campagna, semplici abitazioni di contadini che scopriamo che le pietre vengono prima delle parole. Esistono leggi non scritte che si sono formate nei secoli, sulle aie delle masserie, nelle notti delle feste del grano, nelle cucine dove le donne si tramandavano i piatti della cucina “povera”, oggi omologati dalle tv come la massima espressione dell’arte culinaria che erano alla base della vita di generazioni di esseri umani. Tutto ciò si chiama MEMORIA. La mancanza di questa non è solo “non conoscenza” o “analfabetismo di ritorno”. E’ un’assenza per la quale – e qui è il paradosso – non può esistere progresso, modernità, creatività. Bisognerebbe introdurre nei nostri codici il reato di “MEMORICIDIO” con relative pene: obbligo di leggere, obbligo di spegnere le tv accese per tutto il giorno, utilizzo dei cellulari solo in caso di necessità, insegnamento dell’uso della rete, educazione al silenzio ed alla riflessione, ecc.

Non possiamo che ringraziare Alessandro Argentina per l’amore per la sua terra, la passione per la sua gente, per la sua semplicità ed umiltà che ci ha aiutato a capire un mondo a noi pressoché sconosciuto. Sarebbe bello se il suo telefono squillasse in continuazione e che giovani e meno giovani facessero la fila per visitare la sua casa-museo.

Grazie a Mondino e a Pino che ci hanno dato l’opportunità di conoscere questa persona speciale.

Per quanto riguarda il castello o Palazzo degli Imperiali non possiamo che condividere le considerazioni di Mondino nel suo intervento di qualche giorno fa. Sarebbe stato semplicemente più bello vedere un palazzo di 500 anni fa allo stato originale: con le sue armature, i mobili d’epoca, gli arazzi, le torce alle pareti. Magari senza l’ascensore di cristallo… Avrebbe avuto ben altro sapore. Dubitiamo che gli architetti-restauratori abbiano lavorato per il futuro come invece fecero coloro che nei secoli addietro lo progettarono. Forse oggi il restauro sarebbe costato anche meno. Chissà….

Grazie a Midiesis per l’ospitalità,

Piero e Cristina Aurora

 

 

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