Castelli e Musei (di Edmondo Bellanova)

…e alla fine del giro, la gentile guida c’invita alla compilazione di una specie di relazione sulla visita.

Ma neanche per sogno! Io avevo già in testa quello che avrei scritto su Midiesis e difatti, qui, annoierò i pochi lettori che hanno ancora il coraggio di seguire le mie infelici considerazioni.

Tutto nasce per “colpa” di Cristina e Piero che non hanno perso la voglia di scoprire questo pezzo di Puglia; di conoscere persone, cose e fatti.

Una mattina, dopo il solito tempo perso ai tavolini del Bar Central, nell’affannosa ricerca di un anacronistico“posto al fresco”, tra un caffé ed un cornetto, decidiamo d’andare a Francavilla Fontana alla scoperta di un luogo a noi vicinissimo per avvalorare la mia tesi secondo la quale spendiamo tempo e risorse per scoprire nuovi mondi oltre confine, mentre ignoriamo la splendida realtà che ci circonda.

Tentiamo di far visita al Castello degli Imperiali, fresco di restauro con un salto al Museo della Civiltà Contadina di Alessandro Argentina.

A nostre spese facciamo i conti con le visite improvvisate del “turista fai da te” e troviamo il Castello non aperto alle visite e muto il campanello della casa Museo.

Non ci resta che proseguire per Piazza Umberto I alla ricerca di una sospirata granita di caffé con panna. No! Niente granita, allora ci consoliamo con il provolone e la mortadella di Andriani e torniamo alla macchina lasciata in rione Peschiera passando per Piazza Duomo.

Più che dalla maestosa basilica, con la sua altissima cupola (ci dicono 67 metri), Piero è colpito dalla bruttura del palazzo dirimpettaio alla chiesa: incredibile come si è potuto consentire uno scempio del genere nel posto più rappresentativo della città!

Due passi per scoprire il romantico negozietto dell’ultimo ombrellaio (credo!) ed il vecchio mulino (perfettamente lucido e funzionante) che con i suoi locali s’incuneano fin sotto il Castello e siamo alla macchina.

Torniamo dopo aver appreso la lezione: la visita al Castello si esegue il sabato dalle ore 20,00; quella al Museo va concordata telefonando allo 0831841628.

Questa volta non corriamo rischi, con l’aggiunta dell’amico Pino Calò (uno dei pochi disponibile a voler condividere con noi l’esperienza), alle ore 18: 30 siamo in Via San Giovanni 21 ed entriamo in un altro mondo!

Alessandro Argentina è uno splendido anfitrione e con erudite informazioni, per un’ora, ci accompagna in questo luogo che è riduttivo definire museo! Con lui percorriamo secoli di storia, scopriamo l’ingegnosità di generazioni d’artigiani; ricordiamo oggetti, gesti, usi oggi desueti, nomi con affinità linguistiche con greci, spagnoli, francesi, arabi. Bisogna tornarci!

Due passi e siamo, in perfetto orario, pronti a visitare il Castello (palazzo?) Imperiali e la prima sensazione è quella d’essere entrati in una palazzo non restaurato ma “scorticato vivo” con pareti nude e tristi.

“Inquadrati” dall’esile guida (tutta di rosso) entriamo in una sala  a piano terra per ascoltare le informazioni generali sulla città e sul Castello: cominciamo a fare conoscenza con gli angioini, la caccia al cervo, le fonti ed i laghetti popolati da pesci (da ciò il nome del rione Peschiera!) e l’incontro del potere temporale con la fede attraverso il ritrovamento di un’effigie mariana. Lasciamo le comode sedie dalla sala attigua ai resti di una delle 4 antiche torri costituenti l’antica fortezza  per raggiungere la cappella con gli affreschi dei santi vittime di jihadisti picconatori.

La bellissima scalinata ci porta al piano nobile e alla sala del camino, austera ed in disordine, con un’assurda illuminazione con il classico applique in ferro battuto e un tremendo lampadario in acciaio da studio cine-fotografico.

Ancora una stanza dalle pareti intonacate di fresco, quasi a cancellare ogni e qualsiasi traccia del passato del maniero, regolarmente e tristemente spoglia d’ogni arredo, per tornare all’area aperta dello splendido barocco leccese del loggiato. Saliamo a piedi, pur avendo uno splendido ascensore a disposizione, al piano superiore per una rapidissima occhiata alla sala ora occupata dal Consiglio Comunale con i resti della muratura esterna di altra torre. Ci meraviglia l’arredo con il suo discutibile abbinamento tra moderno e classico e il troppo poco spazio lasciato per il pubblico.

Scendiamo a piano terra e la visita è finita!

“Non abbiamo potuto visitare tutto il castello“ perché sono in allestimento delle sale espositive e ci sono lavori in corso” ci dice la gentilissima guida-rossa e siamo tutti delusi dell’esperienza.

Lasciamo Francavilla Fontana per correre a San Michele Salentino, c’è il fico mandorlato e forse, i suoi sapori, profumi e suoni mitigheranno la frustrazione per quello visto e non visto al Castello.

Sanmichelesalentino31agosto2015edmondobellanova

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