Ancora sul voto: astensionismo, scheda bianca e scheda nulla (di Domenico Galetta)

Nel precedente post “Breve guida al voto” ho cercato di spiegare le modalità di voto valido alle prossime consultazioni elettorali del 25 settembre prossimo, attenzionando gli elettori dall’incorrere -involontariamente- nel voto nullo esprimendo il cosiddetto “voto disgiunto”.

E questo per quanti intendano partecipare alla formazione delle nostre Istituzioni di vertice.

È da tempo, però, che è in costante aumento la tendenza a disinteressarsi delle vicende politico-istituzionali con strumenti (legali) quali l’astensionismo (da ricordare che la partecipazione al voto non è più un dovere giuridico, ma solo civico), la scheda bianca e quella -volutamente- nulla (diversamente da chi involontariamente incorre nell’errore).

Al di là del personalissimo senso che ognuno intenda attribuire alle tre manifestazioni di scelta, sostanzialmente, esse si equivalgono perché sono inefficaci per le elezioni (l’astensionismo  produce effetti solo in occasione dei Referendum, per i quali, ai fini della loro validità, devono registrare una partecipazione almeno del 50% degli elettori). Cosicché, anche se alle prossime votazioni partecipassero solo il 10% degli elettori, Camera dei Deputati e Senato della Repubblica sarebbero ugualmente costituiti nella loro interezza (ora, 400 per la Camera e 200 per il Senato).

Le schede bianche e le schede nulle, pur essendo conteggiate ai fini della determinazione dei votanti, non influiscono sul calcolo per individuare gli eletti, giacché, per tale scopo, saranno considerati solo i voti validi (la somma dei voti conseguiti da tutti i candidati e liste.

Quindi, con l’astensionismo, la scheda bianca o la scheda nulla non vi è partecipazione alla composizione dei due rami del Parlamento. Ne consegue che tali opzioni costituiranno una sorta di delega in bianco a quanti parteciperanno attivamente al voto. Che, ad onor del vero, comprenderanno  gli elettori convinti e quelli “richiamati” (“fallo per me” oppure “è come se lo stessi dando a me”, ma “vota così”). Però, questo è un altro discorso.

Ritornando al disimpegno di cui alle tre opzioni, sarà evidentemente frutto della convinzione che per loro gli eleggibili e/o i partiti sono “tutti uguali” e non credibili (alcuni si spingono anche oltre).

La chiamano protesta, la chiamano sfiducia, altri ancora con termini un po’ scurrili. Resta il fatto che in democrazia tutto quello che è lecito è consentito e va rispettato.

Domenico GALETTA

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