IL PROGRAMMA DI MANDATO DOPO IL VARO DELLA GIUNTA E LA QUESTIONE “ENFITEUSI” DIVENTA PRIORITARIA (di Domenico Galetta)

Dopo il varo della Giunta municipale, a San Michele Salentino è tempo di programmazione. Il “Programma di mandato” è il primo momento della pianificazione strategica dell’ente locale e si sostanzia nella redazione delle linee programmatiche che individuano gli indirizzi, gli obiettivi e le azioni da realizzare nel corso del mandato. La sua adozione non è solo un vincolo giuridico, ma costituisce ancor prima una opportunità qualificante per una classe politica.

Impegni, obiettivi e azioni da realizzare indubbiamente ce ne sono tanti e comprendo che non tutta la loro calendarizzazione sarà mai rispettata. Ve ne sono alcuni, però, che sono improcrastinabili.

Tra questi annovero la questione Enfiteusi, per la quale sorse dapprima un movimento locale, a cui l’Amministrazione comunale precedente ha dato un labile sostegno, e da ultimo è stata costituita una lista elettorale che, sfidando il Sindaco uscente (ora confermato), ha conseguito una propria rappresentanza in Consiglio comunale.

Considero la risoluzione della questione enfiteusi urgente e improcrastinabile non più soltanto per rendere finalmente giustizia ai nostri concittadini dell’iniquità dell’istituto e della stagnazione che sta provocando al nostro territorio, ma per evitare che la strumentalizzazione prevalga (o continui a prevalere?) sugli interessi concreti dei cittadini e della collettività. In quanto, problemi di spessore e di interesse generale non possono essere abbandonati alla mercé della folla, del popolo o del demagogo di turno.

Michela Nacci nel suo libro “Il volto della folla. Soggetti collettivi, democrazia, individuo” definisce la folla del tardo ottocento, simile al popolo degli attuali populisti: “Non ragiona, non discute, non ascolta le opinioni diverse dalla sua, manifesta gli istinti da cui è mossa, si fa trasportare dagli effetti e dalle passioni che non prova neppure a controllare, ama o odia senza vie di mezzo, nutre una sorta di venerazione nei confronti del leader, cerca il capro espiatorio, forma un insieme compatto che ha bisogno di confermare continuamente la propria compattezza, emargina ed espelle chi dissente, definisce un nemico esterno e basa sulla lotta a quel nemico la sua unità, sa di essere incompetente ma vuole che la sua opinione conti, critica la politica, i politici e gli esperti, vuole eliminare ogni mediazione ed esprimersi direttamente, rivendica l’egualitarismo come valore”.

E, il timore che si possa andare a sbattere in tal senso non è infondato. Si è passati da una denuncia di una ingiustizia e di una prevaricazione di un padrone che non ha più ragione di esistere, dalla rivendicazione di diritti, a iniziative del tutto inconsistenti, inconcludenti -a tratti puerili- che nulla hanno a che fare con le aspettative concrete della popolazione. Il rischio che la questione diventi oggetto di una lotta politico-ideologica è concreto. La possibilità che la “folla” abbandoni la tesi per sostenere solo chi la sostiene è tangibile.

Peccato, perché la rivendicazione dei diritti degli enfiteuti era iniziata in maniera abbastanza positiva, non fosse altro per aver erudito una opinione pubblica ed una classe politica (e perfino una consistente parte di giuristi) circa l’esistenza di un istituto giuridico che pendeva sul nostro capo da una vita. Ma, tutte le azioni hanno prodotto solo e soltanto una certa sensibilizzazione. Effetti concreti non se ne registrano. Dopo anni di battaglia ci si è accorti di essere ritornati al punto di partenza. Anzi, i fatti più recenti suonano come un campanello d’allarme per una possibile deriva che può compromettere i rapporti interpersonali e istituzionali.

Ci sarà bisogno di una assunzione di grande responsabilità generale ed in particolare delle Istituzioni.

Sarà onere dell’Amministrazione comunale avocare a se tutte le azioni necessarie per la risoluzione di questo problema, piuttosto che lasciarla gestire da un movimento populista che non avrebbe le competenze giuridiche a riguardo. E, già. Perché di questo si tratta. La questione enfiteusi, dopo tutti i bla bla bla di questi anni, in cui abbiamo detto e ridetto che trattasi di un istituto medioevale (si badi, non una legge, perché le leggi sono contemporanee) che va riformato (sostenendo l’abrogazione si va a sbattere contro un muro invalicabile perché all’istituto non si fa più ricorso, ma in altri posti ancora regola correttamente i rapporti costituiti), può essere risolta solo legislativamente. Anche se la strada legislativa era stata intrapresa, ma si è rivelata errata e infruttuosa e ormai è un bel po’ che non ci sono nuove, aldilà di qualche iniziativa estemporanea e discutibile (al limite dell’infantilismo). Aggiungo che l’Amministrazione precedente ha palesato notevoli limiti di fronte al problema. Su tutti quello di essere stata incapace di coinvolgere altre Istituzioni (sono tanti i Comuni interessati) in una azione comune (io stesso avevo suggerito di costituire con gli altri Enti locali interessati un Protocollo d’Intesa).

Ora, però, c’è un nuovo inizio; ci sono nuove prospettive e stesse, irrisolte, aspettative.

Chi è veramente dalla parte dei cittadini? Lo si dimostri con i fatti non con le parole, selfie o petizioni insensate.

Domenico GALETTA

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Tag: Enfiteusi

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