CONCETTUALE (di Vincenzo Palmisano)

Pop art – arte cinetica e programmata – minimal art – arte povera – process art – land art – body art – informale – espressionismo astratto – spazialismo e arte nucleare – new dada – arte concettuale.

E’ questo il panorama dell’arte contemporanea, italiana e internazionale, nata una sessantina di anni fa.

Una foresta fitta e intricata, il cui accesso è “vietato” ai non addetti ai lavori e a tutti coloro che non hanno la fortuna di essere culturalmente attrezzati.

La cosa che più colpisce e frastorna i non addetti ai lavori al primo impatto con l’arte contemporanea è la varietà dei materiali che gli artisti usano per esprimere la propria creatività. Non più e non solo la tela e il colore, ma il metallo, la carta, il legno, gli stracci, la terra, il carbone, la plastica, , e il non colore. Compresi l’azione e il movimento.

Di tutte le correnti artistiche elencate nell’incipit, quella che è più vicina alla mia sensibilità e che, secondo me, definisce l’arte contemporanea è quella concettuale.

Essa infatti indica l’operazione artistica intesa come produzione mentale. L’arte è vista come idea, come conoscenza non solo attraverso la materialità dell’opera, ma ,soprattutto, attraverso il concetto, il pensiero.

Mi piace qui ricordare che il grande Philip Daverio, nei suoi bellissimi “Passepartout” su TV Rai 5, sintetizzando e spiegando, ripeteva spesso: il concetto al posto dell’oggetto.

E l’artista che più mi intriga è l’italo-argentino Lucio Fontana, quello famosissimo dei buchi e dei tagli. Il quale per spiegare la perforazione o il taglio del supporto in zinco, rame, tela o carta delle sue opere, diceva: i tagli e i buchi rappresentano un concetto attraverso il quale passa l’infinito.

Tra i protagonisti di questa arte rivoluzionaria, oltre al sanmichelano-romano Cosimo Carlucci e al sanmichelano-americano Angelo Filomeno, troviamo Antonio Aportone, nato a Roma da genitori sanmichelani.

Quest’ultimo, nei mesi di novembre e dicembre 2018, è presente nel castello ducale di Ceglie Messapica con una grande mostra delle sue opere dal titolo “FLUTTUAZIONI E MUTAZIONI”.

Diceva Umberto Eco che ogni opera d’arte è un’opera aperta. Aperta a diverse interpretazioni.

Ho visitato la mostra di Ceglie la mattina dell’inaugurazione. Ho guardato le opere con la curiosità e lo stupore del bambino che fui. E ora vi dico cosa ho provato e cosa sono riuscito a vedere.

Aportone, al pari di tanti suoi colleghi, ha scardinato la nostra idea di dipinto tradizionale concepito su due dimensioni. Non usa più i pennelli, la tavolozza, i colori gridati. Va oltre la superficie, esplora, indaga, usa concetti, comunica la realtà esteriore e quella interiore. E così trasforma il pensiero in collages, trittici, polittici, intarsi, installazioni.

Sono uscito dal castello di Ceglie  attraversando la COMPLESSITA’ DELL’UNIVERSO RADIOGRAFATA da Aportone e avendo negli occhi l’immagine sconvolgente dell’esodo biblico dei disperati dell’Honduras che corrono verso la terra non promessa dell’America, e ho pensato alle ultime parole del pieghevole di presentazione della mostra scritte dal filosofo sanmichelano don Paolo Miccoli della Università Urbaniana di Roma:

“Ma a distogliere l’uomo epidermico dei diritti, del progresso e dell’edonismo a senso unico sta lo sguardo pensoso, indagatore e anticonformista di persone come J. Beuys, C. Carlucci, R. Parks, P. Soleri, R. Steiner e altri che, nel percorso dell’esposizione, richiamano alla saggezza dell’ “ABITARE “ la Terra-madre.

Oggi come non mai.

Domani potrebbe essere troppo tardi.

Vincenzo Palmisano

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Un Commento a “CONCETTUALE (di Vincenzo Palmisano)”

  • Anna Abbracciante:

    E’ sempre un grande piacere e onore, “leggere” il grande Prof. Palmisano.

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