REFERENDUM POETICO

Riceviamo da Martin Menzares e di seguito pubblichiamo  alcune sue considerazione sull’intitolazione di San Michele Salentino paese poetico, questione discussa in Consiglio Comunale giorno 31 ottobre ultimo scorso. Per ovvie ragioni riportiamo la versione tradotta in “italiano”:

“Ma ce mmuert ste succed ijnt’a stu pais
ca ‘mbaccia a lli parit, a ci sittet a ci tis
cu cascie, culur e tanta pinniedd
von scrivenn tanta ziariedd”

Ho ascoltato l’intervento della nuova assessora alla cultura nell’ultimo consiglio comunale e precisamente le motivazioni che spingono l’attuale maggioranza ad approvare l’intitolazione di San Michele Salentino paese poetico.

A quanto pare questo titolo è didicato solo a noi villani, perché non siamo acculturati, perché critichiamo sempre, perché solo attraverso la poesia cala il silenzio e si placano tutte le polemiche. I politici? Secondo l’assessora, quelli non c’entrano niente, sono tutti acculturati e quindi non polemici.

Questa cosa mi fa un po’ paura perché io sono uno di quelli che non fa passare la mosca sotto il naso e quando c’è da dire na cosa la dice. Mo, non vorrei che se passa questa legge del paese poetico, nel momento in cui il sottoscritto fa na critica all’assessora si vede costretto, il sottoscritto, a subire per punizione un attacco poetico proprio sul muro della propria casa?

Mi sembra come un “fascismo” al contrario: la bonanima di Mussolini bruciava i libri perché la cultura faceva paura al potere, questi mo ce li vogliono stampare su tutti i muri delle nostre case.

Insomma, mi pare che le cose non cambiano mai: ai tempi dei miei nonni se parlavi rischiavi la vita, ora se critichi non sei uomo di cultura e ti sciroppi un attacco poetico.

“ci mi mangie nu purpiett
pi mme ijè nu sonett
ci mi fazz na brasciol
l’anima meije si ni vol
ci mi bbev lu marvasie
pi mmè quess è puisie”.

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