Un paese in debito di riconoscenza al suo… Marco

Riceviamo da Michele Macelletti e di seguito pubblichiamo:

Quando il dolore è diventato insopportabile, e i dottori gli hanno chiesto se volesse essere sedato, il “vecchio leone” ha semplicemente risposto: “grazie” e si è arreso definitivamente al suo unico e inesorabile nemico che ha incontrato nella sua lunga vita. La sua è stata una vita politica davvero straordinaria.

Così come straordinario e irripetibile è l’uomo che l’ha vissuta. Marco Pannella ha scritto un pezzo della nostra storia repubblicana. Senza le sue battaglie, senza le sue iniziative, spesso apparentemente stravaganti, i suoi mille scioperi della fame e della sete…. oggi questo Paese sarebbe diverso. Di lui si è detto e scritto veramente di tutto, sia nel bene che nel male. Innumerevoli e contrastanti gli aggettivi che sono stati utilizzati per cercare di definirlo.

Teatrale e commediante, esagerato e ingombrante, logorroico e ridondante, pignolo e testardo, generoso e altruista, il Ghandi italiano, contraddittorio e fanatico, paterno ma anche divoratore di figli… Nessuno immeritato, perchè l’uomo è stato davvero tutto questo e molto di più. La vera “Wanda Osiris” che ha avuto la politica italiana.

I suoi detrattori lo hanno sempre dipinto, nella migliore delle ipotesi, come un Don Chisciotte o peggio come un provocatore nato. La stampa e lo hanno trattato per tanti anni come un cavaliere di “cause perse”.

Al Pannella politico, che ha sempre inteso la sua azione politica e la sua vita come attenzione alla “polis”, anche i critici più ostinati gli riconoscono la virtù più preziosa: l’onestà, l’avere cioè le mani pulite, che “odorano di bucato” come ebbe a dire Sandro Pertini.  Un “unicum” politico nella storia repubblicana di questo Paese. Uno che, tanto per fare un esempio, è riuscito a non ottenere il vitalizio, perchè si dimetteva ogni volta prima che scattasse il diritto ad averla. Marco, che è sempre stato dentro e fuori del Palazzo,  è il leader carismatico capace di avere, anzi creare, un partito ma decidere poi non di  presentarlo alle elezioni. Perennemente in cerca di iscrizioni e contributi, capace di inventarsi “Radio Radicale” e farla diventare insostituibile strumento di conoscenza delle istituzioni. Uno capace di far eleggere in Parlamento Leonardo Sciascia ma pure Toni Negri e Cicciolina, di far tornare cantare al suo congresso Domenico Modugno, di fare di Enzo Tortora l’emblema della malagiustizia. Un “visionario” a cui non è mai  mancato il senso pratico dell’agire politico.

In questo è sempre stato un politico abile e astuto, ma sempre pronto ad abbandonare l’arma dell’astuzia per buttarsi anima e corpo nelle battaglie in cui credeva, sino alla fine, sino all’ultimo, mettendo il suo corpo in campo. Un politico talmente avanti rispetto agli altri da essere considerato” visionario”, ma capace di aver anticipato la internalizzazione di temi politici, non più riducibili ai singoli stati. Ha detto di sé: “perdo e…stravinco”, perchè anche quando le sue lotte appaiono minoritarie nel Palazzo, diventano poi maggioranza nel Paese. Per lui ha sempre contato: non il “vincere” ma il “con-vincere” gli altri, anche il suo avversario.

Lo è stato per l’aborto, per il divorzio, per il voto ai diciottenni, per l’ambientalismo, l’antinuclearismo, il servizio civile, la partitocrazia, la fame nel mondo, i diritti delle minoranze, gli Stati Uniti d’Europa, il proibizionismo sulle droghe leggere, lo stato di Diritto, l’abuso della carcerazione preventiva, la Giustizia, la responsabilità civile dei giudici. Per giungere sino all’ultima, quella contro il degrado in cui versa il nostro sistema carcerario e le condizioni inumane a cui sono costretti i detenuti.

Un tema difficile, scomodo e impopolare, eppure preso di petto con una passione e determinazione unica, tanto da riuscire a coinvolgere il Presidente della Repubblica Napolitano e Papa Francesco.

E ora sono tanti a rendergli l’onore delle armi e molti a dirgli: “Grazie Marco !”

Michele Macelletti – Radicali Bari

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