L’attacco poetico della 4B del “Majorana” di Brindisi

Dalla pagina facebook dell’Associazione “Generazioni” di San Michele Salentino la testimonianza di Rosaria Gasparro inerente la visita guidata agli “attacchi poetici” degli alunni della 4B dell’ITIS Majorana di Brindisi, avvenuta a San Michele Salentino il 28/10/2014:

Arrivano in bici. Arrivano per prima le loro voci. E poi i colori, i volti accaldati dalla lunga pedalata. Da Brindisi a Latiano in treno e poi in sella per i tratturi della campagna, tra ulivi e foglie che cadono,… fino a San Michele. Loro sono la 4a B San dell’Itis Majorana di Brindisi, studenti e professori insieme. Nel mio paese non è mai arrivata la ferrovia. La giornata è piena di sole.
Antonietta del Dolce Forno li accoglie con i dolcetti alla Neruda, fichi mandorlati, tarallini dolci con le mandorle e quelli salati. I ragazzi mangiano con gusto, e non solo loro. Che accoglienza! le battono le mani. La poesia è un atto dolce. Pausa Gran Caffè al bar di fronte e per ognuno uno scontrino poetico diverso.
Incomincia la passeggiata per le strade in cerca di versi. Io faccio da cicerone. Il centro, la periferia, da chiesa a chiesa, l’oro dei limoni, la calce scolorita, parole lavate dalla pioggia, lettere levate, la parietaria tagliata, le finestre chiuse, gli orti che resistono, loro che salutano a gran voce le signore che incontriamo, qualcuno le chiama “principesse”, il Cantico dei cantici di Graziana, quello delle trecce che fanno prigioniero un re. E ancora i poeti del quotidiano, i sognatori, l’infinito, le fontane così preziose e così belle per la nostra sete, dove una volta s’incontravano gli innamorati. Il percorso del pullman. Chi è Bodini? Chi è la Dickinson? Come fa a battermi forte il tuo cuore? Tutto sembra essere al posto giusto. Ci aspetta, lo cerchiamo. La 500 color corallo vicino all’amico fragile, la legna accatastata, i calzini appesi, le lenzuola, l’amore, un sorso di vita, l’esistenza, il cielo senza limite… Sono 65 i muri, o forse 64, uno è stato cancellato. Non riusciremo a vederli tutti. Questo è il mio preferito, lasciatemelo fotografare. Wau, no è questo il più bello… Il traffico si blocca ma nessuno ha fretta, alcune auto cambiano strada per lasciarci leggere. Le poesie della villa le leggiamo dopo, quando veniamo per la pausa pranzo, mi dicono. Non ce la faremo, non le leggeremo, un’altra volta…
In via Leopardi Antonio e Vita ci aspettano nel loro negozio di non solo frutta. Hanno preparato una cesta piena di frutta. Banane, un po’ di potassio ci fa bene. Giovanni il professore si abbraccia con i proprietari. Sono cugini ed è da tanto che non si vedono. Come sono ospitali in questo paese, dice una ragazza.
So che è vero. Anche se non tutti, anche se non sempre.
Dante è il più grande, dice uno dei ragazzi. Il mio preferito, ci ho chiamato il mio gatto come lui. Leopardi no, neanche a mia madre piace. Scusa Giovane favoloso, ho in serbo un frammento di una tua lettera da proporgli come scrittura.
Vogliono salire sul terrazzo per uscir a veder le stelle.
In via Regina Elena c’è un pezzo di strada per loro. Due orti, due muri. Un albicocco ed un limone. Scrive Mimino, andiamo sul sicuro collaudato. Intanto loro mangiano i panini e le focacce. Attacco di fame e di stanchezza. Si riprendono in fretta e colorano di amaranto le parole dei grandi. Di Rilke.
«Nasciamo, per così dire, provvisoriamente, da qualche parte; soltanto a poco a poco andiamo componendo in noi il luogo della nostra origine, per nascervi dopo, e ogni giorno più definitivamente».
Credo che piaccia a tutti, i giovani e gli adulti. Un paesaggio che ci portiamo dentro e che cambia, prende forma e ci rimette al mondo ogni giorno, ogni dopo. Una placenta fuori tra case di tufi e calce, tra il poco e il povero.
«Quando mi rivedrete, non mancheranno racconti e storie da rendervi felice le sere d’estate».
È il frammento di una lettera di Leopardi alla sorella Paolina, che chiamava affettuosamente Pilla. È questo che scriviamo sull’orto di zio Nuccio Gioia. Ci ha fatto promettere che l’avremmo fatto, che sarebbe stato proprio qualcosa di Leopardi, il suo poeta preferito. Abbiamo scelto questo perché sembra raccontare lo zio, le storie che portava da lontano alle sue sorelle, l’attesa della sua venuta e l’eco che lasciava “Lu Giò” in tutti noi.
Nell’attacco poetico i ragazzi trovano il modo per dire il loro affetto alla prof di matematica, Anna Intini, e al prof di chimica, Giovanni Lonoce. Un pi greco al posto della doppia T e il simbolo del benzene per la O.
Grazie 4a B per essere venuti, per aver dato valore alla nostra esperienza, per aver lasciato il vostro segno. Grazie ai vostri coraggiosi e creativi insegnanti che cercano la poesia in ciò che sembra sperduto.

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