Mimmo Mele scrive ai dipendenti, chiamatemi “onorevole”

Da www.brindisireport.it:

A certi titoli si rimane affezionati. Anche quando rievocano momenti non proprio lieti della propria carriera politica. Anche quando con un retrogusto amaro si è stati costretti a rinunciarvi per “forza di cose”. E’ il caso di Mimmo Mele, sindaco di Carovigno, e già onorevole travolto da uno scandalo hard nel 2007. Dovette lasciare l’Udc, restò parlamentare. Ma proprio per via delle ammissioni sulla notte trascorsa con una presunta escort in una suite dell’Hotel Flora, non riuscì poi a tornare a Montecitorio. Non fu ricandidato né dall’Udc, né dagli altri partiti.

Mele, dopo aver sfiorato l’elezione a consigliere provinciale nel 2009 con il movimento di Pionati e aver mancato quella a consigliere regionale con Io Sud della Bortone, ha conquistato il suo riscatto con l’elezione a sindaco del 2013 e di recente, nel marzo scorso, ha firmato una comunicazione interna rivolta ai dipendenti del Comune di Carovigno in cui specifica che “dalla data odierna tutti i documenti in uscita a firma del sindaco, devono contenere il titolo di onorevole”. Firmato: “Onorevole Cosimo Mele”.

Un titolo è pur sempre un titolo. E in Italia gli appellativi non decadono con la perdita del ruolo ad essi collegato.Onorevole, dunque. Anche se ormai soltanto sindaco. Una rivendicazione “ad maiora”?, sarà il tempo a stabilirlo. Per il momento è una stelletta al merito di cui Mele vuole continuare a fregiarsi. Seppur con il buon gusto, diventato prassi, di barrare poi a penna la dicitura “on.” per evitare fraintendimenti. Le statuizioni di Mimmo Mele, sulla forma ‘estetica’ da dare agli atti in uscita da palazzo d Città, portano la data del 26 marzo 2014, a quasi un anno dalla sfida vinta a Carovigno, mette i puntini sulle i.

E la sua nota, diffusa per ovvie ragioni, a tutti i dipendenti comunali non è passata inosservata. In molti, visto il risultato elettorale, devono aver perdonato a Mele quella notte brava per cui è ancora sotto processo a Roma, accusato di cessione di droga. In sede giudiziaria per il momento ha ottenuto solo un paio di riconoscimenti positivi: il proscioglimento per l’accusa di omissione di soccorso, relativamente proprio ai fatti del 28 luglio 2007, e il riconoscimento in primo grado d’essere stato vittima di estorsione da parte di Francesca Zenobi, proprio l’aspirante showgirl che trascorse la notte con lui per poi accusare un malore e puntare il dito contro Mele, e di uno dei suoi legali.

Ma nessuno ha dimenticato le ragioni della stroncatura improvvisa della sua carriera politica in ambito nazionale che a quei tempi era piuttosto in ascesa.Non si parlava ancora all’epoca dei festini di Arcore, dei processi a carico di Berlusconi &co. e di storie simili a sfondo hard che poi hanno animato il dibattito in diverse sedi e con esiti non sempre prevedibili. Quello di Mele fu il primo caso “a luci rosse” in grado di suscitare clamore giornalistico e mediatico. La prima volta in cui ci si pose la questione di quanto andasse tutelata la vita privata di un uomo pubblico, con tutte le sue eventuali derive (leggi tutta la notizia).

 

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