Attacchi prosaici (di Francesca Iurlaro)

Tutto vero: quando si lascia il paesello si dovrebbe tacere. Il cambio di residenza coincide, figurativamente, con la perdita di un diritto, ossia quello di mettere bocca su ciò che ormai non appartiene se non al passato, peraltro sbiadito, e di una facoltà, quella di comprendere le logiche da cui si è presa quell’incolmabile distanza, in alcuni mista a nostalgia, garantita dalla lontananza geografica e confermata dalla percezione di chi rimane. Il migrante che eventualmente torni a “casa”, anche solo per le vacanze estive, non potrà non leggere negli occhi dei compaesani un “foreshtiér” grosso così. Spesso privo di connotazioni morali. Si tratta solo di un fenomeno di memoria collettiva a breve termine.

Pippone a parte. Butto le mani avanti per dire che sì, non ho alcun diritto di giudicare natura e fattura degli attacchi poetici, mi dico mentre ne scorgo uno qui uno lì, appena arrivata dopo mesi di assenza, e oh, c’è Leopardi, qui Dante, e cosa c’entra questo con San Michele, ma poi mi ricordo Francesca ma non hai facoltà di comprendere perché su che ciò che ci lasciamo alle spalle non abbiamo più diritto di cittadinanza (e voltarsi indietro è peggio che andar di notte: vedasi Orfeo).

Dopo qualche autocensura alla fine mi convinco: spesso i muri cittadini hanno l’aspetto un po’ degradato e l’idea che due vecchiette si incontrino all’angolo Goethe per andare insieme allu marchét mi piace e mi fa sorridere. Immagino sarebbe piaciuta anche al grande poeta tedesco. Né intendo dire che San Michele non possa ambire a vette culturali. Ognuno fa a suo modo.

Dico solo che questi attacchi poetici debbono forse attaccarsi a qualcosa, e mi immagino una possibile aderenza – reale, non fittizia: che una via si chiami via Leopardi non giustifica la presenza dell’Infinito su uno dei muri delle sue abitazioni, anzi, semmai la snatura – che possano avere col territorio, coi ricordi e con le immagini e le persone che lo animano.

Più prosaicamente: si perdono molte cose, ma lo scritto è un buon modo per ricordarne alcune. Così spero che mia nonna faccia scrivere sul muro di casa sua la ricetta della sua parmigiana. O mia zia quella di li purpiétt. E che qualcuno col soprannome assurdo che mai ricorderò lo faccia scrivere sul suo a significare poeticamente: uè, qua ci sto io. Quanto a me, avevo inizialmente pensato a un poemetto epico dal titolo “Braciòl e Purpiétt”: ma insomma, sembrava una presa in giro, sebbene a casa dei migranti si cucini, spesso, più che a casa di chi rimane. Mangiare è una condanna che ti fa ricordare da dove vieni. Insomma no. Alla fine credo che opterò per un: “iòsc nan ci vogghija vvèt nisciùn. Passèt crè”.

Francesca Iurlaro

8 Commenti a “Attacchi prosaici (di Francesca Iurlaro)”

  • Pierantonio Guglielmo:

    in fondo tutta la faccenda degli attacchi poetici va presa come uno stimolo. Volendo uno si può mettere a conto suo e scriversi/disegnare/colorare qualunque cosa sul muro di casa.
    Per dire, mi son scritto pure io la mia mezza poesia sul muro del mio orto, almeno per dare un tono di colore. Però fosse stato per, e fossi stato meno pigro, avrei scritto qualcosa di non poetico, qualcosa di più leggero, tipo un bel “DONT PANIC!” però insomma la cazzacarnaggine mi ha convinto ad attenermi all’iniziativa di altri.

    PS. ho letto il tuo post di facebook e l’ho trovato tutto tranne che offensivo o critico, sarà perché mi piace il cinismo… non so se qualcuno si sia potuto offendere ma puntualizziamo che non si sa mai.

  • Francesca Iurlaro:

    Ma certo, senza offesa. Anzi: niuna offensione a voler essere poetici. L’iniziativa è bellissima, valorizza angoli del paese, incuriosisce, stimola eccetera. Mi chiedo solo se non vi sia altrettanta poesia nella poesia della prosa.

  • devina:

    Sicuramente, Francesca.
    Personalmente ho sempre preferito la prosa alla poesia.
    In generale.
    E quando la prosa riesce ad essere anche poesia è un cerchio (perfetto) che si chiude.
    Per dirla tutta, poi, c’è certa forma di poesia che, pur riconoscendone oggettivamente il valore, mi scogliona anzichenò.
    Miei limiti.
    nando dvt

  • devina:

    Ad esempio,
    vuoi mettere la bellezza e la forza dello scritto di Arbasino con cui il “mio” amico e venerato maestro Eddy Cilìa sottotitola il suo blog?
    “In Italia c’è un momento stregato in cui si passa dalla categoria di bella promessa a quella di solito stronzo. Soltanto a pochi fortunati l’età concede poi di accedere alla dignità di venerato maestro.” (Alberto Arbasino)
    Sul mio muro.
    ndvt

  • ciccio barletta:

    Bisogna vedere il lato positivo delle cose… sicuramente se non ci fossero stati attacchi poetici non avremmo pensato a scrivere sui nostri muri quello che vogliamo. Purtroppo la prima cosa che sento dire a riguardo degli attacchi sono commenti del tipo: “quanto dureranno? I vandali arriveranno subito…” “Perchè queste poesie e non altro?”

    L’attacco poetico in quanto tale prevede uso di poesie… altrimenti si chiamerebbe in altro modo. L’iniziativa è stata questa e chi la promuove ha il suo obbiettivo: riempire il paese di poesia. Secondo me è una bellissima cosa e basta.
    Qualcuno vuole riempire il paese di Ricette? Grandioso!! Lo Faccia. Lo faccia con la consapevolezza che nessuno avrà da ridire… che tutti siano contenti. Già questo sarebbe un ottimo punto di partenza.

    Essere positivi aiuta. Magari un giorno più in là un ragazzo non avrà paura di mettere in atto qualche iniziativa a causa dei commenti negativi (Questa secondo me è una delle paure maggiori qui… i commenti negativi che si prevedono). Un giorno magari a San Michele sarà normale scrivere sui muri perchè già fatto…
    Essere positivi è il presupposto della messa in atto di qualsiasi cosa…

  • Francesca Iurlaro:

    Infatti qui mi sembra si stia parlando di essere più che positivi, e cioè propositivi… non c’è nessun disfattismo e/o atteggiamento negativo, perlomeno in quanto ho scritto di mio pugno. La street poetry (scusate, ma a me viene da leggere “shtritt”…chiedo venia per la brutta e vecchia freddura) è una bellissima cosa anche solo nella misura in cui uno si avvicina, legge e prorompe in un: machecc… c’è scritto? L’importante è, come ha giustamente osservato Pierantonio, stimolare qualcosa. Però sull’attacco poetico come attacco creativo che preveda l’uso esclusivo di poesie non sono d’accordo, Ciccio. Ed è proprio in questa proposta di allargamento che risiedeva il mio sproloquio: escludere la poeticità delle braciole solo perché non sono fatte di versi ma di carne e sugo mi sembra un po’ riduttivo. E non sto prendendo in giro: anche a me la poesia rompeva “anzichenò”, come dice Nando, ma ho cominciato ad apprezzarla solo ritrovandola nella prosa di merda, letteralmente, di un autore come Céline. Chissà che non possa succedere così per altri.
    Per il resto: attendo altri attacchi, continuate così! ;)

  • devina:

    Ma infatti, Francesco, è una bella cosa questa iniziativa e il post di Francesca (come ha poi specificato sopra) non mi sembra dica il contrario.
    Immagino comunque, come dici, quante proposte di attacchi ci siano stati e la necessaria scrematura.
    Nella questione prosa-poesia, nei termini prima delineati, mi ci ritrovo pienamente.
    Ma questo non ha nulla a che fare con l’iniziativa in sé; è un discorso in generale che mi ha sempre interessato, come ritengo sia così per Francesca.
    nando dtv

  • midiesis:

    Ricevo e pubblico da parte di Francesca Iurlaro: Un attacco poetico da Cisternino

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