L’INVALSI NON VALE

Riceviamo dalla Ins.  Stefania Nigro e pubblichiamo:

I sottoscritti insegnanti della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “Giovanni XXIII” di San Michele Salentino (BR), martedì 7 maggio, aderiscono allo sciopero indetto dai sindacati di base contro le Prove Invalsi, che hanno dequalificato l’atto formativo, degradandolo ad un addestramento al superamento dei test.

Per preparare i bambini alle prove, come purtroppo avviene, si produce uno snaturamento delle pratiche educative e una interruzione delle attività didattiche curriculari, in palese contraddizione con la libertà d’insegnamento prevista dell’art. 33 della Costituzione.

Le prove non tengono conto della specificità di ogni bambino, della sua complessità, delle sue capacità e delle sue fragilità. Noi insegnanti poniamo al centro della nostra azione educativa ogni bambino considerando tutti i suoi aspetti – affettivi, cognitivi, relazionali, emotivi, corporei – e  pensiamo percorsi adatti ad ogni singolo alunno in una dimensione cooperativa e creativa, in cui l’errore è una grande possibilità di apprendimento, di riflessione e di autocorrezione.

Le prove, invece, cancellano questa diversità e in nome di una presunta oggettività sottopongono bambini con capacità, storie, punti di partenza differenti ad un unico test standardizzato uguale per tutti.  E, come ricordava Don Milani, non c’è niente di più ingiusto che fare parti uguali tra diseguali. 

Le prove sono, pertanto, antidemocratiche e costituiscono, per i bambini in difficoltà, un ostacolo  che l’articolo 3 della Costituzione italiana vuole rimuovere per il pieno sviluppo della persona umana.  

Le prove sono inique perché discriminano i bambini disabili e gli stranieri di prima generazione che vengono estromessi evidentemente per non compromettere il punteggio delle singole scuole e, quindi, la possibilità di avere fondi.

Le prove sono antieducative perché ignorano la dimensione problematica del sapere e dell’apprendimento e perché, con tutta la preparazione che le precede,  mortificano la dimensione ludica e gratificante della conoscenza, intesa come costruzione comunitaria. Sottopongono a inutile stress i bambini che vengono catalogati in base alle loro performance e devono sottostare ad una tempistica cronometrata che non rispetta  il ritmo e il tempo individuale di apprendimento e di produzione a cui gli alunni sono abituati. Umiliano il pensiero critico e creativo favorendo di fatto un pensiero replicante, passivo, conforme a pratiche trasmissive tradizionali.

L’ideologia che sottende i test INVALSI pretende di valutare in modo quantitativo la qualità degli apprendimenti. Una realtà difficile da misurare che richiede invece forme di valutazione più sensibili e complesse, che tengano conto dei fattori socio-culturali e ambientali di provenienza, che sono spesso predittivi degli esiti scolastici. I risultati, infatti, come dimostrano studi effettuati nei paesi anglosassoni dove le prove standard di valutazione sono istituite da tempo, sono strettamente correlati con lo status socio-culturale delle famiglie di provenienza degli alunni.

Nelle scuole inglesi, dove è nato il teaching to test, le prove sono in crisi, perché i risultati sono deludenti, l’apprendimento risulta appiattito e superficiale con una memorizzazione delle conoscenze a breve termine. Non ci sembra, pertanto, un modello da seguire, considerando che la scuola primaria italiana, prima dei tagli effettuati negli ultimi anni, era tra le prime al mondo.

Noi insegnanti troviamo indegno e ipocrita disinvestire nella formazione e spendere poi milioni di euro in un discutibile Sistema di Valutazione di ciò che rimane.

Tra il 2008 e il 2013 in Italia sono scomparsi 81.614 insegnanti a fronte di un aumento di più di 90 mila alunni in tutte le scuole.

In Europa l’Italia è fra i paesi che spendono meno nella scuola. Nell’ultimo decennio il Paese ha disinvestito al punto da ritrovarci sempre fanalino di coda: siamo all’ultimo posto per percentuale di spesa pubblica destinata alla cultura. E al penultimo posto, seguiti solo dalla Grecia, per la spesa in istruzione. I dati Ocse del 2012 confermano che la gran parte dei paesi hanno aumentato la spesa per l’istruzione, mentre l’Italia è quello che ha tagliato di più dopo l’Estonia.

Le prove sono uno strumento di selezione che lega la premialità al punteggio ottenuto dalle singole scuole, con il conseguente invio di fondi alle scuole con platee “scelte” e l’abbandono al loro destino delle scuole che più avrebbero bisogno d’investimenti e aiuti.

Noi docenti, per tutte le ragioni fin qui esposte,  non vogliamo abdicare alla nostra funzione educativa e chiediamo più investimenti e più risorse umane per la scuola, l’invalidazione dell’Invalsi e la cancellazione della riforma Gelmini.

Pertanto la scuola resta chiusa, entra una sola classe.

Gasparro Maria Rosaria, Ligorio Cosimo, Argentieri Luisa, Bellanova Maria Antonia, Gioia Maria, Cavallo Marica, Vitale Miriam, Elia Anna, Santoro Rosanna, Giannotti Antonia, Venerito Pompea, Magli Mariafilomena, Fragnelli Mariangela, Dell’Anna Elena, Franco Francesca,  Sardelli Angela, Marulli Maria Concetta, Caliandro Vita, Prete Anna.

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