E’ PREVALSO IL RANCORE, L’ARROGANZA, LA PRESUNZIONE, L’EGOISMO (di Alessandro Torroni)

Riceviamo da Alessandro Torroni e di seguito pubblichiamo:

Mai avrei pensato che una classe politica che, piacendo o non piacendo, ha fatto la storia di S. Michele Salentino di questi ultimi venti anni, sarebbe stata così ottusa e scriteriata da autodistruggersi.

E’ il segno triste e sconfortante, purtroppo, di una visione della politica nella quale, più che la “verità” e il “bene comune”, inteso come valore superiore e primario, è prevalso il rancore, l’arroganza, la presunzione e l’egoismo che hanno portato ad un duro scontro facendo perdere, in un solo colpo, il duro, faticoso e lungo cammino fatto dal centro-destra in questo paese.
Senza una leadership (tanti comandanti, ma nessun vero comandante), incapaci di creatività, di slanci, di passioni, di idee forti e nuove, di cuore e di interessi per il paese ci si è appiattiti su una lotta intestina senza senso, che ha bloccato ogni processo politico evolutivo, lasciando irresponsabilmente il paese in balia di chi, senza sforzi, senza fatica e senza meriti, lo amministrerà per la seconda volta.

Dopo la clamorosa sconfitta delle elezioni amministrative del 2017 e cinque anni di quotidiano e faticoso lavoro di opposizione nell’interesse del paese e nell’intento di unificare un centro-destra non più dialogante, ingenuamente, avevo pensato che sarebbe stato spontaneo o quanto meno intelligente, prendere coscienza del grossolano errore commesso nel 2017 e, con grande determinazione e responsabilità, riparare al danno commesso.

Invece, ancora una volta, disprezzando o ignorando gli interessi del paese ed ogni tentativo di mediazione, persino di organi politici superiori, boriosamente, incoscientemente e irresponsabilmente si è voluto ripetere lo stesso errore del 2017, con l’aggiunta che si è sprigionato più guerriglia, più spappolamento e totale vuoto politico.
Sono volati da ogni parte epiteti di basso conio lanciati a vanvera, senza badare dove cadevano, che hanno interrotto ogni tipo di dialogo persino fra amici più stretti, causando la frantumazione del centro-destra. E, assieme ad esso ha compromesso la rappresentanza dei cittadini e l’alternanza e, gli stessi “presunti vincitori”, chiunque essi saranno, sono destinati ad indossare la fascia del “lutto”.

Oggi tutti vanno alla ricerca di scuse e giustificazioni.

Non ci sono né scuse, né giustificazioni per nessuno, semmai un doveroso e lungo esame di coscienza ed un ancora più doveroso ritiro in casa, meglio in campagna, a meditare, lasciando ad altri più capaci, la politica.

Speriamo che non ci aspetti una lunga traversata nel deserto. Personalmente vedo addensarsi ombre lunghe all’orizzonte, specialmente se guardo a ciò che sta accadendo anche dall’altra parte in questa mozzata compagna elettorale, nella quale stanno entrando in campo irrefrenabili desideri che esulano dalla politica e dal servizio al paese.

Chiudiamo, così, definitivamente un ciclo politico che ebbe tempi eccelsi e raggiunse traguardi così ragguardevoli che destarono meraviglia, prestigio, orgoglio e rispetto non solo nei cittadini di San Michele, ma anche in tutta la provincia ed oltre.

In uno dei miei ultimi interventi in Consiglio Comunale dissi che avevo dedicato tre quarti della mia vita, con maggiore o minore intensità a seconda dei miei impegni professionali e del ruolo che rivestivo, alla politica e al servizio dei cittadini. E l’ho fatto sempre con coerenza, con responsabilità, con impegno, passione e amore verso tutti i cittadini e verso il paese, realizzando opere e uno sviluppo economico, sociale, culturale, turistico e ambientale senza precedenti.

Nel contempo, superando tanti ostacoli, ho lavorato sempre, a volte con successo altre con meno, per rinnovare la classe politica, contrastando, soprattutto, quella moda largamente diffusa secondo la quale si può fare politica anche da improvvisati e che si possono assumere incarichi di responsabilità da inesperti e incompetenti. Uno dei grandi inganni di oggi è pensare che si può fare politica senza avere alle spalle una cultura di riferimento.

Amministrare un paese non è come amministrare una cosa propria. E’ una cosa molto più impegnativa che richiede amore, passione, impegno, capacità, competenza e responsabilità e tanto altruismo, ma richiede anche scelte e rinunce.

Per non disperdere la memoria e perché tutto non finisca nel nulla, voglio ricordare, anche se brevemente, quello che abbiamo consegnato al paese e alle future amministrazioni nell’anno 2012, alla fine del mio secondo mandato da sindaco: una delle opere più importanti fu l’approvazione del Piano Regolatore Generale che già dal 2003 dette al paese la grande opportunità di svilupparsi in un settore, quello edilizio, bloccato da più di trenta anni di infruttuose lotte politiche, così come era accaduto per la zona “PIP”, anch’essa realizzata nel 2003/2004.

La ristrutturazione e modernizzazione del centro storico con gli interventi in piazza Marconi, piazza Dante, scuola elementare, biblioteca-pinacoteca, villa comunale.
La ricostruzione della Chiesa di Pompei con il calvario e l’orto degli ulivi, ridotta da più di 50 anni da un cumulo di macerie.
La rinascita del Borgo Ajeni.
La ristrutturazione della zona 167 con la realizzazione di una nuova palazzina di 6 appartamenti a canone sostenuto.
La ristrutturazione del cimitero con la realizzazione di una nuova tomba comunale di n° 200 posti.
La costruzione del palazzetto dello sport, ormai abbandonato e le varie manutenzioni al campo sportivo, anche questo abbandonato.
L’estensione, fino alle estreme periferie, del gas, della fogna e dell’acqua, con la grandiosa opera dello smaltimento delle acque piovane dalla via 1° Maggio alla contrada San Michele di fronte al cimitero, che liberò buona parte del paese dagli allagamenti a quel tempo frequenti.
Il rifacimento di tante strade di campagna e del centro urbano.
Ma non può essere sottaciuto la crescita del paese sotto l’aspetto culturale, sociale, economico, turistico e ambientale.

Un paese che non conosce il proprio passato, la propria storia, le proprie tradizioni, non è un paese che si rispetti e del quale si può essere orgogliosi.
Per quattro anni, assieme a don Antonio Chionna e al prof. Vincenzo Palmisano, ci impegnammo a ricostruire la storia di San Michele dall’anno zero realizzando un libro che è nelle mani di tutti i sammichelani.

Come non va sottaciuto l’apertura e l’avvio della Pinacoteca – Biblioteca, le innumerevoli esposizioni artistiche e la miriade di rappresentazioni culturali di musica, poesia, letteratura e teatro.

Il turismo creato e sviluppato, grazie anche alla collaborazione di tanti operatori economici vecchi e nuovi, con le meravigliose e straordinarie feste patronali, con la fiera del fico mandorlato, dell’auto, dei gemellaggi, in particolare con Carmignano, Malta e Triptree, specialmente quest’ultimo che dette la possibilità a tanti giovani di fare esperienze culturali e linguistiche all’estero.

Ma, non furono meno importanti i tanti servizi offerti agli anziani, ai bambini e ai giovani in campo sociale e sanitario. Ripenso al centro informa giovani, al centro disabili, al centro anziani con una serie di iniziative miranti a dare servizi a tutti, grazie anche al servizio civile che puntualmente veniva assicurato ogni anno con giovani di San Michele.

Non è stato un cammino facile.

A quel tempo non si badava alla fatica, ai sacrifici, agli ostruzionismi, alle invidie, agli interessi personali, ma si correva insieme al paese e si cresceva.

Poi sono subentrate altre amministrazioni che hanno fatto proprie tutte queste opere e di iniziative, se ne sono fatte vanto, come è giusto che sia, e se ne sono serviti anche se con risultati non sempre soddisfacenti.

Ho voluto richiamare quanto qui succintamente esposto non per acquisire vanto o meriti o nostalgie, ma per dare il giusto significato a quello che fu il nostro operare politico in quel tempo che, se pure ha evidenziato alcuni personalismi, non sono mai stati egoistici, ma di orgoglio e soddisfazione per quanto si realizzava.

Dicevo prima che a quel tempo si correva sempre e si cresceva, ma si cresceva perché si correva insieme e alla base si poneva il fare, la sincerità, l’onestà, il rispetto, la responsabilità e soprattutto il “bene comune”.

Principi fondamentali che sono esistiti finché è durata quella meravigliosa esperienza.

Una volta però finita quella esperienza, da molti, purtroppo, vissuta superficialmente e mai interiorizzata come propria e comune a tutti, sono spariti quei principi e sono subentrati i vari distinguo, le presunzioni, i protagonismi, i personalismi che hanno portato alla cancellazione di tutto e di tutti sbarrando le prospettive verso il futuro.

Sostanzialmente si è persa la consapevolezza che politica non è protagonismo, personalismo o tutela dei propri interessi, ma impegno a realizzare sempre il “bene comune”.

Ormai sono anni che non si pratica più una corretta e positiva politica fatta di ideali, di formazione, di lavoro, di impegno, di responsabilità, di partecipazione attiva e propositiva, di interesse al bene comune.

Ci siamo un po’ tutti senza riflettere cullati sull’amaca della facile delega in bianco lasciata all’amico, al parente, al presunto profeta di turno, pedulantemente annunciante indefiniti cambiamenti e benefici per tutti, ma mai realizzati.

Abbiamo persino maledetto i partiti facendo spazio ad una pletora di liste civiche, nelle quali abbiamo visto di tutto e di più, che hanno creato solo confusione, madornali incompetenze, improvvisazioni e personalismi irrefrenabili, senza più nessuno a cui rispondere o rendere conto. Un miscuglio di persone che raccoglie un po’ di voti senza avere alcuna visione del paese, dei suoi problemi e delle soluzioni da mettere in campo.

Abbiamo fatto assurgere a salvatori della patria personaggi che per mantenersi inchiodati alla poltrona, ottenuta per caso, e a ciò che essa produce non hanno avuto alcun disagio ad ostentare inesistenti competenze, buonismo, trasparenza, onestà che hanno incrementato, al massimo, l’incredulità e le diffidenze, provocando, nella gente delusioni, rabbia e proteste.

La gente comune oramai sente distante il dibattito politico ed i politici non più concentrati sui problemi reali delle famiglie: casa, lavoro, salute, scuola, sanità, giovani, anziani.

In questo tempo, però, in cui la politica si sta sempre più allontanando dalla vita reale e dagli interessi delle persone non possiamo limitarci solo ai lamenti, alle deplorazioni e perdere le speranze di un futuro migliore.

Dobbiamo tornare alla politica superando la concezione individualistica della vita, che antepone interessi personali o di gruppo al “bene comune”.

Occorre un sussulto morale che dia a tutti, specialmente alle nuove generazioni che vanno formate, le ragioni di fare politica.

Servire la comunità prima che se stessi.

Non è più tempo di ricambi di facciata, di grossolane furbizie, di mediocri tatticismi spacciati per visioni politiche che frantumano e disintegrano ogni progetto e ogni politica.

Abbiamo bisogno di politici che pongono alla base del proprio agire competenza, responsabilità, serietà, lealtà, coerenza, impegno per attuare quanto viene affermato dal Concilio Vaticano: “Viene stimato degno di lode l’opera di coloro che per servire gli uomini si dedicano al bene della cosa pubblica ed assumono il peso delle relative responsabilità”.

Alessando Torroni

Un Commento a “E’ PREVALSO IL RANCORE, L’ARROGANZA, LA PRESUNZIONE, L’EGOISMO (di Alessandro Torroni)”

  • Arcangelo Barletta:

    Carissimo dott. Torroni, credo che tu non sia meno responsabile degli altri esponenti del centrodestra per la figuraccia fatta. Ovviamente per me che sono sempre stato simpatizzante e per lungo tempo anche attivista del centro sinistra, non mi dispiace per la figuraccia del cdx sammichelano, se non fosse che l’assenza di una componente della nostra comunità, con maggiore è più significativo consenso di quello registrato dalla lista di Tonino Chirico, pone la nostra comunità in una situazione oggettivamente di carenza della rappresentanza democratica.
    Ora, anche senza una rappresentanza consiliare, gli esponenti del cdx dovrebbero provare a riparare al danno fatto ai Sammichelani, impegnandosi in un’azione politica e di controllo amministrativo costante e stringente. Anziché continuare a rivolgersi accuse reciproche, i vari esponenti del cdx, incluso il dott. Torroni, dovrebbero impegnarsi a far valere il modo di pensare ed i valori della parte dei sammichelani che non si sono mai riconosciuti nell’attuale maggioranza politico-amministrativa.

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