ULTIMA XYLELLA (di Edmondo Bellanova)

Con indomabile costanza e spirito di sacrificio continuo a partecipare a convegni che, da più parti, si organizzano sul tema della Xylella, per ultimo sono stato ieri sera a Carovigno.

Bevo, sino alla fine, il calice amaro della reticenza con la quale si tratta questo tema, determinante per il futuro della nostra terra e di noi stessi.

Ascolto con passione gli interventi dei vari professori-scienziati che fanno mostra della loro erudizione (spesso consumata in ampollose diatribe universitarie) e cerco di capire cosa possa fare io, piccolo agricoltore-pensionato, per oppormi a questa epidemia.

Continuano a propinarmi la necessità della “buona pratica agricola”, dell’eradicazione delle piante infette, del trattamento con delicati petali (olio essenziale d’arancio dolce) di zagare d’agrumi, della trinciatura e/o pirodiserbo, della potatura biennale (?) tutte operazioni regolarmente a carico degli agricoltori-proprietari senza alcun onere per la collettività.

Ora, gli agricoltori si sono assunti le loro responsabilità ed è facile verificare la “tenuta” dei nostri fondi agricoli, sempre più simili a giardini; ma è mai possibile che in questi convegni non si ponga mai l’accento sugli enormi sacrifici che si fanno gravare sulle spalle dell’agricoltore e sull’impossibilità di questi nel continuare a fare agricoltura con oneri non più sostenibili per i costi (quasi ingiustificabili), per le difficoltà amministrative sempre più fantasiose e per la reale impossibilità di modificare l’olivicoltura.

Con la potatura ogni due anni delle nostre celline ed oliarole quando si raccoglierà il frutto anch’esso biennale?

Innestare piante secolari con nuove varietà è possibile, ma dopo quanti anni si avrà una produzione accettabile?

Eradicare tutte le piante, ulivi e non, nel raggio di centro metri dall’ulivo accertato infetto, è veramente fattibile o è stato mai fatto? Così si può tentare di “controllare la xylella” ma non desertifichiamo il territorio; le ville, i trulli, il turismo che fine fanno?

Ma qualcuno si pone il problema di chi con l’olivicoltura ci deve vivere?

Le nuove varietà suggerite per il reimpianto quando entreranno in produzione e con i soldi di chi si faranno questi nuovi impianti e, nel frattempo, proprietari, imprenditori, operai, braccianti di cosa camperanno?

La Regione Puglia veramente crede di poter sostenere questa lotta al batterio con i miseri stanziamenti previsti nella delibera 1890 del 24.10.2018?

Ora mi sono stancato… non voglio sentire più parlare di xjlella!

Spero di potermi svegliare una mattina e ricordare questa brutta storia solo come un sogno, ma è chiaro che la distruzione di questo territorio è sola e unica responsabilità degli scienziati e dei politici che non sono stati in grado di capire il problema e organizzare una seria lotta a questo batterio e al suo, ancor più stupido, vettore che all’inizio era solo un “fastidioso sputo”.

sanmichelesalentino09febbraio2019edmondobellanova


Un Commento a “ULTIMA XYLELLA (di Edmondo Bellanova)”

  • Anna:

    Non ti stancare Mondino, non è da te, tu non vivi di agricoltura, ma di cultura della nostra terra si! Continua! A me e tanti come me piace leggerti…e pensare che ci sarà una soluzione….

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