IL MIO DIZIONARIO (di Vincenzo Palmisano) – 6^ parte

FICHI

San Michele Salentino ha dimostrato che con i fichi secchi mandorlati le nozze si possono fare.

CANTINA

La madre di tutti i pub.

CORRIERA

La madre di tutti i bus.

GELOSIA

Dopo tanti anni sono tornato nel vicolo e non ho più trovato la gelosia.

Si chiamava proprio così, gelosia, l’imposta in legno di colore verde di una finestra con le stecche inclinate che permettevano di guardare dall’interno senza essere visti dall’esterno. Una felice invenzione che consentiva il passaggio dell’aria e l’intreccio di amorevoli bisbigli.

La gelosia è sparita e al suo posto c’è una grande occhiaia vuota. E ora, nel silenzio del vicolo, l’anticorodal e i vetri a specchio esibiscono la loro gelida e respingente presenza. Tutto è diverso, non c’è più il fascino del passato, mi guardo attorno e mi sento sempre più spaesato. Allora esco dal vicolo e vado via, portandomi dentro la fiamma dei gerani, il candore immacolato della calce e il verde smeraldo di quella finestra.

SCOCCODANTE

E’ la risata che scoppia all’improvviso, contagia, coinvolge tutti, e alla fine, quando si spegne, la sua eco ti risuona dentro come un assolo di musica jazz.

STILISTA

Colui che, per divertirsi, disegna e realizza i pantaloni strappati ai ginocchi, e da un momento all’altro potrebbe lanciare sul mercato i pantaloni con le pezze al cu   .

FAVONIO

Quando il favonio arroventava le case, la nonna, seduta all’ombra sotto la pergola dell’orto, per farsi vento, agitava una mano nell’aria immobile e, smettendo per un attimo di agucchiare, bisbigliava: ce brutta favugna, ce brutta favugna.

IMMAGINAZIONE

Biblioteca, emeroteca, discoteca, fototeca sono i pilastri del mio regno. Da qui non mi muovo e ogni giorno, viaggiatore sedentario, faccio il giro del mondo. Al ritorno, da qui guardo lontano e vedo vicinissimo il mio paese natio.

BIODIVERSITA’

Nel dopoguerra, davanti a ogni negozio di frutta e verdura di Milano, spiccava un cartello scritto a mano che gridava: melone di Brindisi!.

Il melone di Brindisi era un frutto grande e oblungo  che aveva la forma di una susina ovoidale, simile a un siluro, con la buccia gialla e liscia e la polpa bianca zuccherina. Una delizia! Allora il melone di Brindisi raggiungeva tutti i mercati del Nord. Da molti anni non arriva più nemmeno sulle nostre tavole, nessuno lo coltiva più. Addio santa biodiversità!

SCIARABA’

Scoprii questa parola in prima media, sul vocabolario della lingua italiana ( edizione 1945 ) del pugliese di Cerignola Nicola Zingarelli. Mi colpì la somiglianza di suono tra sciarabà e il vocabolo dialettale del mio paese  sciaraballe. La cosa per me insolita ed emozionante era che le due parole si assomigliavano come due gemelli, entrambe infatti avevano la stessa origine, francese, e lo stesso significato, calesse o biroccio.

Ebbe così inizio la mia passione per i dialetti e la devozione per nostro padre Dante.

Purtroppo anche le parole muoiono, e questo accade quando le cose che esse designano non esistono più.

Oggi i calessi di una volta, veri capolavori usciti dalle mani sapienti dei nostri artigiani artisti, spazzati via dalle auto, sono spariti dalla circolazione, e anche la voce sciarabà non c’è più. Il Nuovo Zingarelli, undicesima edizione 1983, l’ha addirittura cancellata.

Gli ultimi esemplari di sciarabà rimasti escono una volta all’anno dai musei delle tradizioni popolari ( dove sono gelosamente custoditi ) e sfilano in quegli eventi folcloristici, pomposamente  denominati ”attacchi d’epoca”, per farsi ammirare dai turisti. Una trovata geniale, però , che tristezza! . E’ come assistere a una finzione e incontrare fantasmi.

SPEZIERIA

Quando il buio stringeva come in un pugno tutto il paese, la prima vetrina che si accendeva era quella della spiziaria. Più di settant’anni dopo, attraversando la piazza, mi rivedo bambino la sera in cui la vidi per la prima volta  e rivivo quella improvvisa epifania di luce come un momento magico della mia infanzia.

Allora si diceva: spiziaria, ora si dice farmacia, e sono la stessa cosa, con questa differenza, la spiziaria era una stanza dall’arredo sobrio e austero, dove si potevano acquistare i pochi medicinali allora disponibili.

Le farmacie di oggi, lucide e scintillanti, per la varietà e l’abbondanza dei prodotti esposti, sembrano dei supermercati.

VINCENZO PALMISANO

( continua )

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